Gli allievi dell’IS A. Volta di Caltanissetta del laboratorio teatrale condotto dal regista Aldo Rapè hanno portato in scena il 21 e 22 Maggio 2025 presso l’Auditorium dell’Istituto uno spettacolo intitolato “Memoria”.
Uno spettacolo per ricordare e non dimenticare, per conoscere e capire persone, fatti, avvenimenti che hanno segnato il popolo italiano e non solo.
La nostra isola da sempre è conosciuta come la culla della mafia, dell’infamia, dell’omertà, della paura, dei morti “ammazzati”, ma e la stessa isola in cui madri piangono i propri figli, “eroi” che credono e difendono i loro “valori “ affrontando con coraggio l’illegalità e l’omertà .
Gli alunni , pronti a mettersi in gioco, in poco tempo hanno calcato il palcoscenico e, con grande determinazione e risolutezza, a voce alta, hanno gridato “NO ALLA MAFIA!“.
Hanno riportato fatti storici così come la povera gente li ha vissuti: le informazioni date dai telegiornali, la radio, le “voci di corridoio” con i dubbi e le incertezze… anche con la paura di sapere!
Come per il presunto ”suicidio” ( così dichiararono i giornali) di Peppino Impastato, che da solo si è picchiato, legato ad una bomba e messo sui binari della stazione ferroviaria: tutto costruito dalla mafia per sminuire e infangare il suo nome, ma soprattutto ciò che rappresentava: “la voce di chi, pur essendo nato in una famiglia di mafiosi, cresce con fame di giustizia e verità“, la voce che si diffondeva attraverso la radio da lui fondata ( Radio Aut)
Peppino abitava proprio a cento passi dalla casa del capo di Cosa Nostra, Badalamenti: a Cinisi , in quella terra di vespri ed aranci, dove “si sa come si nasce ma non si sa come si muore e non se un ideale ti porterà dolore”.
L’assassinio di Peppino è rimasto insoluto per molto tempo: un iter-giudiziario infinito, fatto di depistaggi incomprensibili ed ingiustificabili, solo per escludere la pista mafiosa. Ma il suo omicidio ha dimostrato che è possibile lottare contro la mafia e che la verità può essere raggiunta, se c’è chi crede nella giustizia e la perseguita fino alla fine.
Per ricordare è stato dato spazio anche all’unione, nella vita e nella morte, di Giovanni Falcone e la moglie Francesca, condotti verso un destino di morte, segnato dall’indifferenza, dalla paura e dall’omertà.
Paolo Borsellino, amico e collega di Giovanni Falcone, preparando il suo discorso da tenere in chiesa dopo la sua morte, scrisse: “ci sono tante teste di minchia: che sognano di svuotare il mediterraneo con un secchiello…..che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero….e poi in questa bara di mogano c’è il più testa di minchia di tutti….Uno che aveva sognato niente meno di sconfiggere la mafia applicando la legge.”
Falcone e Borsellino ci hanno lasciato in eredità la forza e il coraggio di avere paura una sola volta…perché chi ha sempre paura muore lentamente ogni giorno. Bisogna lottare per ciò in cui si crede, bisogna proteggere ed aiutare, dare valore alla vita e non scendere a compromessi con chi non conosce rispetto.
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